Anche oggi, come da qualche settimana a questa parte, eccomi con l’editoriale del lunedì: una specie di bussola emotiva, una riflessione a microfono aperto su quello che è successo nel weekend e su come riparte la settimana.
Lo so, “We Are The Net” nel weekend non va in onda. Ma siamo on demand, quindi anche il concetto di “in onda” è relativo. C’è chi mi dice che si ascolta cinque puntate di fila il venerdì, tipo serie su Netflix. E va bene così. Libertà, prima di tutto.
Il mondo brucia e noi con le cuffiette
Nel frattempo, il mondo continua a fare il mondo.
C’è chi aggredisce, chi viene aggredito, e chi nel dubbio aggredisce pure lui. Siamo a quel punto in cui si fa fatica a distinguere gli “eroi” dai “cattivi” (ammesso che non siano tutti cattivi), perché il gioco è sempre lo stesso: chi paga è il popolo, mai i potenti. E quando anche un colonnello americano viene spostato perché ha espresso un pensiero, capisci che forse non si può più nemmeno parlare. O meglio: puoi parlare, ma devi accettare di perdere quello che il potere ti aveva concesso.
La Juve, Trump e l’imbarazzo come sport olimpico
Poi c’è stata quella perla di diplomazia pop che è la Juventus schierata alle spalle di Trump. Ora, io sono juventino. Da sempre. Ma vi giuro che certe cose neanche Fantozzi alla gita aziendale.
McKennie con la faccia di chi è stato interrogato a sorpresa in terza ora. Weah confuso tra geopolitica e FIFA Ultimate Team. E Trump che chiede: “Giochereste mai insieme a delle donne?” Tutti a guardare i dirigenti come bambini che cercano la mamma in sala d’attesa. Un mix tra cabaret e ansia istituzionale.
Iran, Vaticano e satira col casco
Nel frattempo, si parla sempre meno di Gaza. E sempre più dell’Iran. Io, per alleggerire un po’, ho buttato lì una battuta: “L’Iran è una teocrazia. Più o meno come il Vaticano.”
Apriti cielo. Su Facebook nulla. Su Threads: guerra civile digitale.
Ragazzi, era una battuta. Ma capisco. Siamo così compressi da notizie, guerre, divisioni e filtri da non saper più distinguere l’umorismo dal terrorismo. Però non possiamo perdere il sorriso. Sennò siamo finiti.
Arche, tarocchi e giardini condivisi
In mezzo a tutto questo, sabato ho respirato un po’.
“Yoga in Casa”, evento olistico in un giardino privato trasformato in rifugio temporaneo. Tarocchi, mercatini, abbracci silenziosi e frequenze comuni. Con Anita Woodspell, come sempre.
Non era tanto il vendere o l’esporre: era il ritrovarsi. Tra persone che non la pensano uguale, ma vibrano simile.
E qui mi si accende un faro: recuperare.
Recuperare relazioni, tempo, ascolto, ironia.
Recuperare l’idea che non siamo solo avatar di noi stessi.
Recuperare anche un altro modo di vivere, più lento, più connesso (umanamente), meno connesso (digitalmente).
In conclusione
Oggi ti lascio con una parola chiave: Recuperare.
Ti servirà nei prossimi mesi, quando anche muoversi costerà di più, quando il feed sarà un bollettino di guerra e lo smartphone non basterà più a tenerci connessi davvero.
Ritroviamoci, riconnettiamoci, ridiamoci su.
Un abbraccio da Fabio,
lo Sciamano Digitale